Il video, realizzato dalla Fondazione Paola Droghetti, racconta le fasi di studio e l'intervento conservativo sul liuto Vendelino Tieffebrucker (1587ca.) del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma eseguito da Riccardo Angeloni
Obiettivi formativi
Il corso, della durata di cinque anni, ha lo scopo di formare il retauratore di strumenti musicali e di strumenti scientifici, secondo quanto previsto dal Ministero della Cultura.
Quella del restauratore è una figura complessa, che deve avere competenze scientifiche, umanistiche e tecniche. Non esegue semplicemente delle operazioni, come un tecnico, ma progetta ed esegue un intervento in ogni sua parte, avvalendosi del supporto di altri professionisti, come chimici, fisici, organologi, storici della scienza, curatori ed esperti di museologia. Con tutti deve saper dialogare per operare poi in maniera autonoma e resposabile.
Sbocchi occupazionali e professionali previsti per i laureati
Il laureato magistrale in Conservazione e restauro dei beni culturali è abilitato, ai sensi di legge, alla professione di restauratore sui beni vincolati.
l percorso di studio definisce il profilo di un professionista in grado di operare nei campi della conservazione, del restauro, della gestione e valorizzazione degli strumenti musicali e di quelli della scienza e della tecnica in qualità anche in qualità di curatore o conservatore in strutture museali.
Requisiti di ammissione
Il corso è a numero chiuso, con cinque posti per anno accademico. Questo per poter garantire un rapporto molto diretto docente restauratore / studenti e per garantire la massima attenzione verso i beni culturali sui quali si opera.
Per essere ammessi sono necessarie:
- una buona preparazione iniziale in ambito umanistico e scientifico, nonché una conoscenza musicale di base.
- È inoltre auspicabile il possesso di una adeguata abilità manuale nella lavorazione dei materiali specificamente riconducibili all’ambito degli strumenti musicali e della strumentazione scientifica e tecnica (liuteria, ebanisteria, lavorazione dei metalli, ecc.)
Il test di ingresso prevede due prove pratiche e una terza in forma di colloquio, svolte dinnanzi a un'apposita commissione:
- Una prova attitudinale pratica nella quale si dovrà dimostrare metodo, ordine e precisione. Vengono richieste: a) una sintesi grafica del manufatto proposto (strumento musicale o scientifico dal vivo o riprodotto in foto) per mezzo di un tratto essenziale, nitido e opportunamente modulato teso a restituire la definizione volumetrica, le proporzioni e la particolare tecnica esecutiva in esame; b) una breve descrizione scritta delle principali componenti, della loro funzione e dei materiali costitutivi.
- Test uditivo percettivo, inteso ad appurare la capacità del candidato di riconoscere la natura del corpo vibrante e identificare, se possibile, lo strumento o la relativa famiglia.
- Colloquio orale volto ad accertare il possesso di adeguate conoscenze in ambito organologico, musicale, storico-artistico e scientifico, nonché a valutare pregresse abilità utili a favorire l’inseriemento e la buona riuscita nel percorso formativo professionalizzante. La prova dovrà soprattutto dimostrare la conoscenza diretta delle opere e la capacità di mettere in relazione i dati storico artistici e quelli tecnici, nonché una conoscenza di base delle scienze della natura (chimica, biologia, fisica) e della lingua inglese.
Caratteristiche della prova finale
Il titolo di studio è conferito con il superamento di una prova finale, che ha valore di Esame di Stato, e che è divisa in due momenti distinti:
- una prova applicativa, consistente in un intervento pratico-laboratoriale.Tale intervento è portato a termine durante il Laboratorio Tesi e illustrato alla commissione in forma orale. Lo studente deve dimostrare di aver acquisito le conoscenze e le abilità teorico-pratiche e tecnico-operative proprie del profilo professionale di Restauratore dei Beni Culturali, in particolare la capacità di applicare le metodologie professionali specifiche a situazioni reali o simulate.
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una prova teorico-metodologica, consistente nella discussione di una tesi magistrale, dove il candidato presenta un progetto conservativo scelto una ricerca scelta nell’ambito del suo settore specifico di specialità, sviluppato in modo autonomo anche rapportandosi alle altre professionalità che intervengono nei processi di conservazione dei beni culturali, e svolto nel periodo dell’esteso tirocinio previsto nell’ordinamento didattico (Laboratorio Tesi).
Piani di studio
Il corso di laurea prevede l'acquisizione di 300 CFU complessivi, dei quali ben 109 sono maturati nei laboratori pratici, tirocini e cantieri di restauro (oltre 2500 ore di impegno diretto sui beni culturali).
Il corso di laurea, per la sua intrinseca natura professionalizzante, coniuga solide basi culturali all'attenzione specifica per la pratica mediante attività laboratoriali e tirocinio. In particolare, il corso si fonda sulle seguenti aree tematiche:
- Discipline tecnico-scientifiche applicate al restauro;
- Discipline musicologiche e storico-artistiche;
- Attività pratiche di laboratorio.
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